La guerra scoppiata in vista dei mondiali di Astana di cui tanto si sta parlando in questi giorni ha assunto la forma di un ripugnante ibrido tra un’anacronistica caccia alle streghe (da un lato) e una jihād dei poveri (dall’altro). Inutile ripetere le ragioni dei contendenti, ormai sono chiare a tutti. Il punto però su cui vorrei riflettere non è su chi abbia ragione o meno, no, vorrei piuttosto capire se ci hanno detto tutta la verità.
Perché il dubbio ti viene, eh sì! La sensazione è che le parti abbiano nascosto o quanto meno omesso un pezzo della storia, colmando i vuoti con pesanti accuse reciproche.
È fin troppo banale dire #iostoconimaddaloni, è evidente che una squadra al completo avrebbe fatto felice il popolo del judo italiano. Ma i vertici della Federazione hanno le loro ragioni. Magari se fossero resi pubblici i verbali delle riunioni dove è stato deciso questo o quello e quando, capiremmo meglio come stanno le cose. Se esistono. Ah già, perché non è mica detto…
Trasparenza, questa sconosciuta. Così come il ruolo di Pino Maddaloni. Allenatore o CT? Possibile che lui stesso non avesse chiara questa fondamentale differenza al momento di accettare l’incarico? E se c’entrasse davvero il “conflitto d’interesse” con la convocazione del fratello Marco? Tutti negano o si defilano dal rispondere, ma la crisi dell’etica esiste anche nel judo. Anzi, soprattutto nel judo, dato che il judo è prima di tutto etica, e poi sport.
Ergo, cui prodest? Il caos in cui ora si trova la Nazionale maggiore potrebbe essere la causa del suo prossimo flop ad Astana. E chi ne sarà il responsabile? Ovviamente “nessuno”. Meglio essere ottimisti e sperare in qualche bel risultato frutto dei grandi sacrifici sul tatami dei nostri atleti. Poi, se permettete, sarà l’ora di dare spazio ai giovani, che a quanto pare ci sanno fare eccome…