Tradizione e innovazione: due vettori equipollenti

Ad un mese dalla pubblicazione del primo volume di “Jū no Kokoro”, dopo la sua presentazione al PalaVesuvio, sebbene sia ancora presto per fare i primi bilanci, si può già dare un giudizio su cosa esso stia rappresentando per me e chi mi è vicino.

Il successo della presentazione del 15 novembre sinceramente non era inaspettato, ma la diffusione e i consensi ottenuti online invece sì: quello che è nato come un progetto di microeditoria avente come target primario solo esperti di jūdō, si è rapidamente trasformato in un movimento volto alla riscoperta della tradizione all’insegna dell’innovazione e del cambiamento. Le parole del grande maestro Tempesta hanno evidentemente spianato la strada affinché le mie idee potessero correre e raggiungere tutti coloro che hanno a cuore il futuro della nostra disciplina.

Copertina di Ju no Kokoro - Le mie ricerche di judo - Vol.1Le persone fidate che mi hanno aiutato nel mio lavoro (grazie ancora!) hanno curato in modo eccellente ogni compito cui è stato loro affidato: la revisione dell’opera, l’organizzazione della presentazione, la raccolta delle prenotazioni, la promozione su scala nazionale, la distribuzione delle copie agli amici lontani, ecc. sono tutte complesse operazioni di backstage che richiedono attenzione e competenza, fondamentali per la buona riuscita del progetto nella sua complessità.

Comunque so bene che il mio successo non è stato applaudito da tutti, ma seguirò il consiglio della maestra Chiaro: «enzan no metsuke» 遠山の目付, e dunque guarderò le montagne lontane… Tempo fa lessi da qualche parte che «la dignità non è in vendita su eBay». Trovo che sia una fine metafora per dire che non tutto ciò che ha un valore ha anche un prezzo: chi mi conosce sa di cosa sto parlando.

Jū no Kokoro” ha per sottotitolo “Le mie ricerche di jūdō”. L’esplicitazione della tipologia dell’opera in codesto modo è stata una scelta quasi obbligatoria. La letteratura jūdōistica si compone attualmente di due macrotipi di pubblicazioni: libri tecnici e libri storici. Non di rado però alcuni libri tecnici inglobano una modesta introduzione storica, quasi sempre inutile per chi ha letto già qualcosa di più approfondito.

I libri tecnici, poi, si suddividono in a) quelli di massa, divulgativi, pieni di errori (o meglio, orrori) linguistici e gravi imprecisioni tecniche, caratterizzati da un bassissimo prezzo di copertina, illustrazioni o fotografie poco rappresentative e didascalie approssimative; b) quelli di alto livello spesso tradotti dal giapponese o dall’inglese, pubblicati però in formati piuttosto economici come ad esempio i titoli di Edizioni Mediterranee, per intenderci; e c) quelli di alto pregio, quasi sempre solo in lingua inglese, come ad esempio “Kodokan Judo” di Jigorō Kanō-shihan, “Kodokan Throwing Techniques” di Toshirō Daigo-jūdan, “The Canon of Judo” di Kyūzō Mifune-jūdan ed altri, ricchissimi di illustrazioni e ben strutturati, ma purtroppo non certo alla portata del jūdōka italiano medio sia per le ovvie questioni linguistiche che per la preparazione tecnica richiesta come prerequisito.

I libri storici e le biografie invece sono usualmente lavori ben fatti, dal momento che gli argomenti trattati sono più o meno sempre gli stessi, ma d’altra parte, proprio per questo motivo, devo constatare che – letti un paio di quelli migliori – tendono ad essere generalmente boriosi e ripetitivi.

Infine ci sono le pubblicazioni scientifiche degli esperti univesitari del settore, che tuttavia sono per un uso ed un consumo esclusivamente interno all’ambito accademico; e i cosiddetti “scritti” dei vari maestri, che rappresenterebbero le opere filosofiche di riferimento.

Il mio “Jū no Kokoro” si inserisce in questo scenario andando ad intersecare la sfera tecnica, quella storica e quella filosofica, dal momento che ogni capitolo è a sé stante. Però l’idea di fondo, come ho detto più volte, è il rapporto tra tradizione e innovazione. Tenere viva la fiamma della tradizione, sentirne il calore e farla propria è estremamente difficile in un’epoca dai valori molto flebili, dominata dall’avarizia dei sentimenti, dalla poca cura della res publica, dall’accentuarsi del divario sociale, dall’apparire, dal narcisismo e la mitizzazione delle identità personali. Quindi per far sì che il jūdō non sia visto come una realtà parallela, bisogna “evangelizzare” (judoisticamente) il mondo grazie alle nuove tecnologie per far conoscere ed avvicinare il pubblico agli ideali del Prof. Kanō. Qualche anno fa si parlava di Internet per il Terzo Mondo, come lo strumento per colmare il gap con i paesi più industrializzati: io in quest’ambito auspico la rivoluzione digitale per rendere l’accesso alla conoscenza più immediato e più fruibile nell’ottica dello sviluppo e della mutua prosperità. Contemporaneamente, inoltre, dovranno essere prese in considerazione tutte le misure necessarie ad una seria rottamazione tramite una razionalizzazione di uomini e risorse per invertire il trend negativo degli ultimi anni e tendere alla rinascita dall’interno della nostra disciplina.

Infine un mio personale parere sulla neonata WJF (World Judo Federation). L’idea di preservare i valori tradizionali è sempre encomiabile, ma quando ciò invece è solo la maschera per fini politici ed economici tutto diventa riprovevole e raccapricciante. Non c’è bisogno di un’altra federazione mondiale, di un clone malriuscito, c’è bisogno invece di stringere legami sempre più forti col Giappone e di dare più spazio agli aspetti culturali ed educativi del jūdō, come l’iniziativa “Judo Renaissance” portata avanti da Yasuhiro Yamashita-hachidan ed altri sia all’interno del Kōdōkan che della AJJF. Per maggiori informazioni a riguardo, segnalo l’ottima traduzione dal giapponese ad opera del maestro Alessio Oltremari dell’intervento “In relazione al Judo Renaissance” di Yamashita-sensei, del 17 marzo 2006.

Luca Stornaiuolo

Arbitro Nazionale Coni-Fijlkam di 1ª categoria, 4° dan di jūdō, allievo del maestro Raffaele Parlati 7° dan della Nippon Club Napoli, membro della Rappresentativa Campana dal 1999 al 2003 e di Kata dal 2008 al 2012. Diplomato al Kōdōkan di Tōkyō in jū-no-kata e Kōdōkan-goshin-jutsu. Ingegnere informatico, lavora come Senior Software Engineer. Autore del libro "Jū no Kokoro - Le mie ricerche di jūdō - Vol.1".

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