EJU Kōdōkan Kata Course: come in Giappone. O quasi…

Anche per il 2013 è stato organizzato l’EJU Kōdōkan Kata Course, iniziativa che ha avuto Roma come location d’eccezione per la sua terza edizione. Tanti i partecipanti provenienti da diverse nazioni che per una settimana hanno avuto la possibilità di studiare i kata attraverso l’insegnamento di una delegazione di maestri provenienti dal Kōdōkan di Tōkyō.

Nello specifico, il corso in questione, di solito viene svolto – d’estate – presso il Kōdōkan International Jūdō Center di Tōkyō. Tale corso è strutturato in modo che ogni giorno, per una settimana, viene analizzato uno degli 8 kata ufficiali del Kōdōkan, ad esclusione del seiryoku-zen’yō-kokumin-taiiku-no-kata. Al termine del corso, si ha la possibilità di sostenere un esame pratico in uno o più kata, totalmente facoltativo, che certifica il grado di apprendimento individuale. Il giudizio – per capirci – in lettere comprenderebbe tre livelli: “A”, che è il massimo livello; “B”, che corrisponde ad una conoscenza approfondita;  e “C”, che traduce una sufficiente conoscenza del kata in esame.

Dal 2011 il Kōdōkan Kata Course è stato “esportato” anche in Europa e, tramite l’appoggio dell’EJU (European Judo Union), ha visto la sua prima edizione a Zagabria (Croazia) e la seconda a Lignano Sabbiadoro (Udine). In occasione della terza edizione svoltasi ad Ostia (Roma), il Comitato Regionale Campania ha organizzato una trasferta da Napoli per una intera giornata, per andare ad assistere all’evento gratuitamente. Ovvero, meglio, l’idea iniziale era quella di partecipare al seminario “Come utilizzare il Kata per insegnare il Judo in Palestra” che si sarebbe dovuto svolgere in concomitanza delle lezioni di judo…

Naoki Murata, Tadashi Satō, Toshirō Utsugi. Copyright © 2013 Ivo Stornaiuolo

…ma, una volta arrivati al PalaFijlkam, è stata irresistibile la voglia di mettere i piedi sul tatami e praticare judo con quei “maestroni” tanto da boicottare il seminario e, difatti, subito dopo l’accredito, in compagnia dell’amico Domenico Farina ci siamo cimentati nello studio del koshiki-no-kata (古式の形). La lezione sul “kata delle cose antiche” è stata tenuta da Tadashi Satō-sensei, 8° dan e Naoki Murata-sensei, 7° dan. La mattina è stata dedicata alla pratica degli omote ed in pomeriggio si è passato allo studio delle forme ura. Sempre in pomeriggio, è stato affrontato lo studio dell’itsutsu-no-kata (五の形) a cura di Toshirō Utsugi-sensei, dan. Infine, il maestro Satō ha spiegato il significato delle cinque tecniche che compongono il “kata dei cinque principî“, mentre l’ottima traduzione in inglese è stata di competenza del maestro Murata e per l'”italiano” si è offerto il maestro Shoji Sugiyama, 8° dan.

Copyright © 2013 Ivo Stornaiuolo

 

Dopo l’esperienza vissuta in Giappone nell’estate del 2010, durante la quale io e Luca abbiamo partecipato al corso di kata e ci siamo sottoposti agli esami per il jū-no-kata ed il Kōdōkan-goshin-jutsu, ottenendo la qualifica di “Narai” 習い (poi sostituita dall’attuale “Shūtoku” 習得, del tutto equivalente), reputo che il Kata Course che il Kōdōkan svolge all’estero non mantiene il medesimo livello qualitativo di quello che si tiene in Giappone. Troppo facile intuire quel sapore di “commerciale” di un prodotto che da – per certi versi – élitario è divenuto via via sempre più di massa.

Nonostante il parere non propriamente positivo sulla qualità e le finalità dell’evento, comunque, giudico encomiabile l’iniziativa del Comitato Regionale Campania il quale ha dato la possibilità ai judoka campani interessati di partecipare gratuitamente ad una manifestazione di livello mondiale; un momento in cui ci si è potuti relazionare e confrontare con persone di diversa nazionalità; un contesto in cui ci si è aperti al sapere dei maestri giapponesi carpendone per quanto possibile i segreti al fine di accrescere la propria conoscenza del judo.

Copyright © 2013 Ivo Stornaiuolo

Il mio dispiacere, invece, è rivolto a tutti quelli che invece non hanno potuto partecipare o che non hanno ritenuto necessaria la loro presenza all’evento, perché purtroppo non credo avranno più tale possibilità in futuro, quanto meno a tali favorevolissime condizioni…

Ivo Stornaiuolo

Arbitro Regionale Coni-Fijlkam, 3° dan di jūdō, allievo del maestro Raffaele Parlati 6° dan, membro della Rappresentativa Campana di Jūdō Kata, referente per il settore jūdō tradizionale presso la Nippon Club Napoli e plurimedagliato ai Campionati Italiani Universitari. Diplomato al Kōdōkan di Tōkyō in jū-no-kata e Kōdōkan-goshin-jutsu. Open Water Scuba Instructor ed EFR Instructor PADI®.

3 commenti:

  1. Quando il sottoscritto, appena tre anni fa, per sostenere l’importanza dei kata e la necessità di una squadra regionale di alto livello ha subito ripercussioni e ostracismi di vario genere, sono stati in pochissimi a riconoscere apertamente che aveva ragione, su tutto.

    Oggi qualcuno, con “solo” tre anni di ritardo, dice esattamente le mie stesse identiche cose. Ma oggi le cose sono cambiate, il gap tecnico globale è aumentato e l’entusiasmo è svanito.

    Altri potrebbero dire che a tutto c’è rimedio, che in fondo meglio tardi che mai.
    Sì, forse, ma ancora una volta sono costretto a dire: «Io, ve l’avevo detto!…», ma ciò che è peggio è che ancora una volta, purtroppo, i veri motivi che ci sono dietro questa presa di coscienza non hanno nulla – ma proprio nulla! – in comune con gli ideali di Kanō.

    E ciò è molto molto triste.

  2. Giancarlo Fusco

    Purtroppo per motivi lavorativi non sono potuto venire a quest’evento… e mi spiace davvero molto perchè credo che il Judo debba essere conosciuto sotto ogni singolo aspetto e apprendere nozioni di tale portata da MAESTRI di questo calibro può solo giovare a ogni singola persona, atleta o insegnate che sia…
    Negli ultimi anni, in Italia sempre più, ci siamo fossilizzati solo sull’agonismo perdendo di mira la vera essenza del Judo e tutto questo di certo non ci rende onore. È senza dubbio vero che il sapore di una vittoria sudata in campo agonistico è un qualcosa di indescrivibile ma altrettanto vero è la bellezza che quest’arte ha… Le mille sfaccettature, il raggiungimento di un risultato con il minimo sforzo, la serenità che quest’ARTE può donare.

    Credo però che in pochi se ne rendano conto e in perfetta linea con il periodo storico che l’Italia e Napoli nella fattispecie stanno vivendo, ce ne freghiamo perchè curiamo altri interessi e perdiamo di mira la vera essenza del Judo… Però come sempre non bisogna fare di un’erba un fascio perché c’è chi pratica e conosce il JUDO e chi pratica il judò.. 🙂
    E ironicamente dico che queste sono minuzie.

    Per concludere voglio congratularmi con i miei amici Luca e Ivo (anche per quest’articolo) per il lavoro che stanno facendo e per il discorso che provano a concretizzare…

  3. Filippo Turrini

    Anche se secondo Ivo lo spessore culturale dell’evento si è un po’ abbassato (da un lato è meglio perchè non tutti hanno i soldi ed il tempo per frequentare il KDK Kata Course a Tokyo), ritengo che sia sempre una iniziativa di grande valore. Beati voi che avete potuto partecipare (per di più, per la seconda volta)!

Lascia un commento